1. I genitori sono la prima “rete di sicurezza”
Uno studio basato sulla Individual and Family Self-Management Theory (IFSMT) ha indagato come adolescenti con PCOS e i loro genitori vivono la routine quotidiana della gestione della sindrome. I risultati mostrano che i genitori non solo aiutano con le abitudini pratiche, come alimentazione, movimento, monitoraggio dei sintomi, ma offrono anche un supporto emotivo stabile: rassicurazione, motivazione e senso di normalità. [1]
Questo è particolarmente importante, perché la PCOS richiede una “cura di tutti i giorni”: non basta una terapia medica occasionale, ma servono abitudini sostenibili e il ruolo dei genitori è fondamentale per favorire (o ostacolare) questo processo a livello familiare.
In poche parole: la famiglia diventa una parte fondamentale della terapia.
2. L’autonomia arriva… ma con calma
In un altro studio qualitativo condotto su adolescenti tra i 15 e i 18 anni e sui loro genitori, è emerso un tema ricorrente: la preoccupazione degli adulti per la transizione delle figlie verso una gestione autonoma della PCOS [2].
Molti genitori hanno raccontato di aver cercato una diagnosi per un periodo lungo, variabile dai 6 mesi ai 2 anni, prima che alle loro figlie venisse finalmente confermata la PCOS. L’età media della diagnosi risultava intorno ai 14 anni, una fase già complessa dal punto di vista dello sviluppo emotivo e identitario. Questo ha reso ancora più difficile affrontare il passaggio dall’assistenza familiare alla self-management indipendente.
Proprio per questo, numerosi genitori hanno riferito di sentirsi intrappolati in una sorta di “doppio ruolo”: da una parte l’istinto di dirigere, cioè dare regole, indicazioni precise, protezione, e dall’altra il bisogno di facilitare l’autonomia della figlia, lasciandole spazio decisionale. Temono infatti che, senza una guida costante, l’adolescente possa non seguire con costanza le raccomandazioni riguardo a dieta, attività fisica e monitoraggio dei sintomi.
Dal canto loro, le adolescenti descrivono questo momento come un tentativo di “prendere il controllo”. Riconoscono i propri sintomi come cicli irregolari, aumento di peso, irsutismo, e mostrano il desiderio di gestirli in modo responsabile. Tuttavia, molte raccontano di vivere conflitti interni quando le richieste della famiglia, la pressione dei coetanei o gli standard estetici percepiti entrano in contrasto con le scelte più salutari.
Trovare un equilibrio tra supporto e autonomia non è semplice, ma gli studi mostrano che è proprio questa oscillazione a favorire una gestione efficace della PCOS nel lungo periodo.
3. Le ragazze sanno molto, ma non abbastanza
Un altro studio, condotto in India su 382 adolescenti tra i 13 e i 19 anni, ha rivelato che molte ragazze possiedono già una certa conoscenza dei sintomi e delle implicazioni della PCOS, soprattutto quelle con un livello di istruzione più alto o che hanno accesso a fonti informative affidabili. [3] I dati però mostrano un quadro più sfumato:
- Oltre l’89% delle ragazze conosce almeno un aspetto della PCOS.
- Solo il 72,9% dimostra una buona conoscenza complessiva della sindrome.
- E appena il 63% comprende davvero i fattori di rischio associati alla condizione.
Questi numeri suggeriscono che, sebbene molte adolescenti abbiano sentito parlare di PCOS, questo non equivale automaticamente ad avere una vera alfabetizzazione sanitaria. Comprendere frammenti di informazione, spesso trovati online, può infatti generare confusione, ansia o persino disinformazione.
Ed è proprio qui che il ruolo dei genitori diventa fondamentale, perché le famiglie possono:
- aiutare le ragazze a distinguere informazioni affidabili da contenuti fuorvianti,
- sostenere le scelte terapeutiche e gli stili di vita consigliati dal medico,
- partecipare agli incontri informativi insieme alle figlie,
- diventare partner attivi nella prevenzione delle complicanze a lungo termine.
In altre parole, la conoscenza individuale delle adolescenti è importante, ma il supporto informato dei genitori può trasformarla in una gestione più consapevole ed efficace della PCOS.
4. Parlarne è la vera rivoluzione
A volte i genitori non sanno come affrontare temi come ormoni, fertilità o ciclo mestruale. Alcuni preferiscono evitare, pensando di proteggere la figlia.
In realtà, il silenzio può ritardare l’accesso alle cure e aumentare il senso di confusione.
Gli studi suggeriscono che il dialogo aperto è uno degli strumenti più potenti per aiutare le ragazze con PCOS a prendersi cura di sé.
Fonti
[1] C.C Young et al., A Theoretically Grounded Exploration of Individual and Family Self-Management of Polycystic Ovary Syndrome in Adolescents
[2] C.C Young et al., Transition to Self-Management among Adolescents with Polycystic Ovary Syndrome: Parent and Adolescent Perspectives
[3] J. Nallavothu et al., Prevalence and Knowledge Levels of Polycystic Ovarian Syndrome among Female Adolescents in Educational Institutions in Hyderabad, India: A Cross-sectional Study



