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Valutazione dell’iperandrogenismo

Come anticipato, se non presente l’iperandrogenismo clinico (evidente con i classici segni quali acne, irsutismo, seborrea), per escludere l’assenza di iperandrogenismo si devono comunque effettuare delle analisi. Infatti, non è detto che chi ha l’acne ha una quota androgenica alterata e viceversa e per questo motivo è necessario indagare a fondo per avere una corretta diagnosi.

Uno dei primi ormoni a essere valutato in tal senso è il testosterone, sia totale che in forma libera. Come si sa, il testosterone è l’ormone maschile per eccellenza, coinvolto nei sintomi della PCOS e prodotto dalle ovaie e dalle ghiandole surrenali. La maggior parte dei valori di testosterone totale nella PCOS è superiore ai 50ng/dL ma non supera i 150 ng/dL. Per determinare il valore del testosterone libero (free-testosterone che è la parte attiva, libera di agire) si valuta il testosterone totale e si sottrae la quota di testosterone legato alla proteina di trasporto SHBG (la parte legata all’albumina è costante). [1]

Vista l’importanza dell’SHBG, proteina legante gli ormoni sessuali che controlla la quantità di testosterone (e di estrogeni) che i tessuti riceveranno, spesso viene misurata contestualmente al testosterone totale. Bassi livelli di questa proteina sono correlati ad alti livelli di testosterone libero e sono associati ad insulino-resistenza. Gli intervalli di normalità variano fra laboratori e in generale per le donne fra i 18 e i 45 anni, sono 18-144 nmol/L, nelle donne con PCOS, il valore è verso il limite inferiore. [1]

Non solo testosterone, ma anche altri ormoni

La diagnosi biochimica della PCOS si basa anche sul dosaggio di: [2]

Tutto questo perché il quadro biochimico tipico è caratterizzato da: [2]

LH svolge un ruolo determinante nello sviluppo e nel rilascio dell’ovulo e l’FSH della sua maturazione. Sebbene molte donne affette da PCOS abbiano ancora LH e FSH nell’intervallo 5-20 mlU/ml, il loro livello di LH è spesso due o tre volte superiore a quello di FSH. Ad esempio, è tipico delle donne con PCOS avere un livello di LH di circa 18 mlU/ml e un livello di FSH di circa 6 mlU/ml. Questa situazione si chiama rapporto elevato tra LH e FSH e questa variazione del rapporto è sufficiente a inibire l’ovulazione. [1]

Se vuoi approfondire questo argomento leggi anche: PCOS, l’importanza del rapporto LH e FSH

Il progesterone viene prodotto dal corpo luteo dopo l’ovulazione e aiuta a preparare l’utero alla gravidanza. Per le donne affette da PCOS, in particolare per quelle che stanno cercando una gravidanza utilizzando farmaci per la fertilità, i livelli di progesterone vengono controllati circa 7 giorni dopo che si ritiene sia avvenuta l’ovulazione. Se il livello di progesterone è alto (di solito superiore a 14 ng/ml) significa che l’ovulazione si è effettivamente verificata e l’ovulo è stato rilasciato dall’ovaio. Se il livello di progesterone è basso, probabilmente l’ovulo non è stato rilasciato. [1]

L’AMH è un polipeptide della famiglia del fattore di crescita trasformante beta (TGF-B) secreto esclusivamente dalle cellule della granulosa dei follicoli ovarici preantrali e antrali piccoli. Alcuni studi raccomandano di utilizzare un livello di ormone anti-mülleriano (AMH) superiore a 3,8-5 ng/mL per diagnosticare la PCOS (1). La grande novità nella diagnosi per le donne adulte è rappresentata infatti dall’ormone antimulleriano (AMH). È consigliato un controllo di questo ormone, poiché chi soffre di sindrome dell’ovaio policistico può registrare un aumento dei livelli di AMH superiori da due a tre volte rispetto alle donne sane. [3]

Se vuoi approfondire questo argomento leggi anche: Ormone antimulleriano, ecco perché è così importante nella PCOS

Attenzione ai dismetabolismi

La diagnostica di laboratorio dovrà essere completata dalla valutazione del pattern metabolico, prendendo in esame fattori di rischio quali sovrappeso, familiarità per diabete, ipertensione, storia nota di alterazioni glicemiche, programmazione di una gravidanza (esecuzione di carico orale di glucosio con misurazione di glicemia e insulinemia, valutazione dell’assetto lipidico e dosaggio dell’emoglobina glicata). [2]

L’insulino-resistenza colpisce circa il 65% delle donne con PCOS, ma non interessa solo le donne PCOS obese, tanto che la sua prevalenza tra le normopeso è segnalata tra il 6 e il 22%. [4]

La diagnosi di ridotta sensibilità insulinica si può effettuare attraverso due modalità: [4]

  • utilizzo dell’Homaindex o HOMA-IR, ovvero il prodotto della glicemia per l’insulinemia diviso 22.5. Un valore superiore a 2,5 è considerato espressione di ridotta sensibilità insulinica;
  • curva da carico glico-insulinemica: OGTT. A distanza di due ore, l’insulina non deve aumentare più di 5 volte rispetto al valore basale.

Conclusioni

In caso di sospetta PCOS si consiglia sempre l’attenta valutazione di un esperto che saprà consigliare le giuste analisi e individuare il fenotipo di PCOS alla base.

Fonti

[1] Anna Paola Cavalieri: Sindrome dell’ovaio policistico e adolescenza
[2] Metodo Flocco: PCOS: linee guida internazionali 2023
[3] M. G. Helm et al., Delayed Diagnosis and a Lack of Information Associated With Dissatisfaction in Women With Polycystic Ovary Syndrome
[4] Chiara Granato: Sindrome da ovaio policistico e PMA
[5] Pagine mediche: Sindrome dell’ovaio policistico: quali sono i sintomi e come si cura

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