La community sulla sindrome dell'ovaio policistico
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Il ruolo degli ormoni nell’ovulazione

Fisiologicamente, l’ovulazione è resa possibile dalla presenza degli estrogeni, gli ormoni cosiddetti “femminili”, prodotti anch’essi dall’ovaio. Una regolare quantità di estrogeni è essenziale per consentire la maturazione del follicolo ovarico, ovvero quella “struttura” all’interno della quale, ogni mese, si forma un nuovo ovocita. Quando il nuovo ovocita non viene fecondato, in risposta si verificano dei cambiamenti ormonali determinanti la degenerazione dell’ovaio e della “parete” uterina – con conseguente sanguinamento proveniente proprio dall’utero e inizio della mestruazione.

Gli androgeni in eccesso agiscono a loro volta sul follicolo ovarico in maturazione, riducendo la produzione di estrogeni. Alla luce di quanto detto in precedenza, il follicolo ha difficoltà nella maturazione e l’ovocita non viene rilasciato, con assenza di ovulazione e, di conseguenza, di mestruazione.

Cos’è l’insulino-resistenza?

L’iperproduzione di androgeni o iperandrogenismo è causata da diversi fattori, tra i quali compare quello attualmente di nostro interesse: l’insulino-resistenza.

L’insulino-resistenza (IR) è una condizione dismetabolica in cui l’ormone peptidico insulina produce un effetto biologico ridotto rispetto al normale sui tessuti periferici target (tessuto adiposo, tessuto muscolare e fegato), portando a una condizione detta di iperinsulinemia, il segno patognomonico dell’insulino-resistenza.

L’insulina è un ormone peptidico prodotto da una ghiandola localizzata a livello addominale, il pancreas. Quest’ultimo produce molecole essenziali per la corretta digestione dei nutrienti presenti nel cibo, ma anche ormoni fondamentali per il mantenimento di normali livelli di “zucchero”, ovvero glucosio, nel sangue.

Il glucosio è un elemento chiave per il corretto funzionamento delle cellule e viene utilizzato come “fonte energetica” da tre tessuti target: grasso, muscolo e fegato. Da questi tre tessuti si diramano tutte le attività metaboliche che mantengono l’organismo in salute.

Quando il pancreas percepisce la presenza di aumentati livelli di glucosio nel sangue, ad esempio dopo un pasto ricco di carboidrati, produce insulina per consentire ai tre tessuti target di utilizzare quei nutrienti per creare energia e “far funzionare” l’organismo al meglio. In alcuni soggetti, per diverse cause (principalmente obesità e predisposizione genetica) questo meccanismo si interrompe. Grasso, muscolo e fegato non riescono ad utilizzare correttamente il glucosio, che non riesce ad “entrare”.

Risultato: nel sangue risultano ancora elevati i livelli di glucosio, il che spinge il pancreas a produrre ancora più insulina. È questo il meccanismo dell’insulino-resistenza.

La sua pericolosità sta nel fatto che può condurre a una disfunzione pancreatica permanente e ridotta/assente produzione di insulina. Infatti, inizialmente gli aumentati livelli di insulina compensano l’aumento di glicemia, ma a lungo andare il pancreas si “stanca” e smette di funzionare. Il risultato è un aumento costante, anche a digiuno, dei livelli di glucosio nel sangue: una condizione ben nota come diabete mellito.

Questa condizione interessa approssimativamente il 25-35% della Popolazione Occidentale e si associa ad obesità, diabete mellito di tipo 2, aumentato rischio di patologia cardiovascolare, certi tipi di tumore e infertilità.

Se vuoi approfondire questo argomento leggi anche Prevenire il diabete nella PCOS

Insulino-resistenza, la diagnosi

L’insulino-resistenza colpisce circa il 65% delle donne con PCOS, ma non interessa solo le donne PCOS obese, tanto che la sua prevalenza tra le normopeso è segnalata tra il 6 e il 22%.

Il tessuto adiposo, più volgarmente detto “grasso”, presenta una propria attività metabolica a tutti gli effetti. Quando è presente in quantità eccessive, questa attività diviene disfunzionale e causa una serie di problematiche alla salute della donna.

Il tipo di grasso più “pericoloso” è quello addominale, in quanto più attivo e quindi maggiormente “protagonista” di queste modificazioni metaboliche disfunzionali. E anche se l’adiposità localizzata nell’area addominale è più comune tra le persone obese, può verificarsi anche in quelle di peso normale.

Se vuoi approfondire questo argomento leggi anche La PCOS colpisce anche le donne magre?

La diagnosi di ridotta sensibilità insulinica si può effettuare attraverso due modalità:

  • utilizzo dell’Homaindex o HOMA-IR, ovvero il prodotto della glicemia per l’insulinemia diviso 22.5. Un valore superiore a 2,5 è considerato espressione di ridotta sensibilità insulinica;
  • curva da carico glico-insulinemica: OGTT. A distanza di due ore, l’insulina non deve aumentare più di 5 volte rispetto al valore basale.

Diete a ridotto contenuto calorico, inserite nel contesto di uno stile di vita sano, facilitano la perdita di peso e riducono l’IR in queste pazienti. Anche una moderata perdita di peso di solo il 5-10% può apportare numerosi vantaggi alla salute degli individui sovrappeso o obesi.

Fonti

[1] M. Mirabelli et al., Mediterranean Diet Nutrients to Turn the Tide against Insulin Resistance and Related Diseases
[2] Coccia F., Malattie del sistema endocrino e metabolico
[3] M. Gojal et al., Debates Regarding Lean Patients with Polycystic Ovary Syndrome: A Narrative Review
[4] W.K.Cho et al., Insulin Resistance of Normal Weight Central Obese Adolescents in Korea Stratified by Waist to Height Ratio: Results from the Korea National Health and Nutrition Examination Surveys 2008–2010

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