Cosa sono le vitamine B6 e B12 e dove si trovano
Le vitamine del gruppo B sono costituite da diversi elementi, chimicamente differenti tra loro, tra i quali figurano la vitamina B6 o piridossina e la vitamina B12 o cobalamina.
Inoltre, si tratta di vitamine che devono essere integrate con l’alimentazione.
La vitamina B6 è un importantissimo cofattore enzimatico, ovvero un componente essenziale per lo svolgimento di molti dei numerosi eventi metabolici che, giornalmente, si verificano nell’organismo. Tra questi, ricordiamo sicuramente i processi di trasformazione degli zuccheri e degli acidi grassi. Inoltre, contribuisce alla formazione degli ormoni e dei globuli bianchi e rossi.
Ricopre il ruolo fondamentale di costituire una barriera immunitaria in difesa dalle malattie e di stimolare le funzioni cerebrali e prevenire l’invecchiamento.
Gli alimenti che la contengono sono, ad esempio, carne bianca, pesce, spinaci, legumi e patate. Il suo fabbisogno giornaliero è pari a 1,1 – 1,5 mg. [1]
La vitamina B12, invece, è contenuta in alimenti come carne, uova e latticini.
È coinvolta nella sintesi del DNA e collabora nel mantenimento della funzionalità dei tessuti, soprattutto quello nervoso e il suo fabbisogno si aggira intorno ai 2-2,4 mcg al giorno.2 Inoltre, molti autori suggeriscono che l’integrazione di vitamina B12, oltre a quella di acido folico durante la gravidanza, aiuterebbe a prevenire lo sviluppo di difetti del tubo neurale. [3]
PCOS e insulino-resistenza
Per comprendere il ruolo di queste vitamine, occorre citare lo squilibrio metabolico che più frequentemente si associa alla sindrome dell’ovaio policistico, ovvero l’insulino-resistenza.
L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas quando i livelli di zucchero nel sangue aumentano. La parola “zuccheri” non deve far pensare solamente agli alimenti dolci, ma è anche un sinonimo di “carboidrati”; di conseguenza, la secrezione di insulina può aumentare, ad esempio, anche dopo aver mangiato un piatto di pasta. Questo non significa, tuttavia, che vadano esclusi dall’alimentazione. Infatti, è bene ricordare che anche nelle donne PCOS, l’assunzione del giusto apporto di carboidrati, nella giusta quantità e nel mometo giusto aiuta a mantenere i livelli di zucchero nel sangue (la glicemia) stabili.
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In linea di massima, è utile ricordare come l’elemento finale del catabolismo dei carboidrati (mono-, di- e polisaccaridi) è rappresentato dal glucosio. Quando i livelli di glucosio nel sangue, dopo un pasto, aumentano, l’insulina è prodotta per consentire al fegato, ai muscoli e al tessuto adiposo di utilizzarlo, come fosse della benzina.
Nel fenomeno della resistenza all’insulina, il pancreas è costretto a produrne un quantitativo maggiore, perché questi organi sono meno sensibili alla sua azione. Il risultato del prolungarsi di questa condizione è un pancreas difettoso e, di conseguenza, lo sviluppo possibile di diabete mellito di tipo 2.
Ma cosa c’entra tutto questo con le vitamine B6 e B12? Occorre fare ulteriori premesse per spiegarlo.
Resistenza all’insulina e vitamine del gruppo B
Per evitare il peggioramento della funzionalità pancreatica nelle donne con PCOS, la prima misura è seguire una dieta corretta e svolgere attività fisica, meglio se di tipo aerobico.
Tuttavia, in alcuni casi viene somministrata la metformina. Quest’ultima aiuta l’insulina a passare il “cancello” a livello dei tessuti bersaglio sopracitati, riducendo la necessità del pancreas di eseguire uno sforzo maggiore.
Anche se la metformina risulta perlopiù ben tollerata, può causare un abbassamento dei livelli di B12 con conseguente senso di stanchezza, affaticamento e scarsa concentrazione. Recenti studi hanno, infatti, dimostrato che addirittura il 30% delle persone che assumono metformina è carente di B12. [12]
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Infine, esiste un effetto collaterale di questo trattamento farmacologico, ovvero l’aumento del rischio cardiovascolare precoce.
PCOS e aumento del rischio cardiovascolare precoce
Nonostante gli studi epidemiologici non abbiano dimostrato un aumento dell’incidenza delle morti per eventi cardiovascolari nelle donne con PCOS, tutti i dati a nostra disposizione suggeriscono che la sindrome possieda tutti gli elementi che, intrinsecamente, aumentano il rischio cardiovascolare globale.
È stato, infatti, dimostrato che la metformina, in sole 12 settimane di trattamento, aumenta i livelli sierici totali di omocisteina, fattore di rischio per lo sviluppo precoce di malattia cardiovascolare.
Allo stesso tempo, la metformina sembra ridurre anche i livelli ematici di vitamine B6 e B12. Essendo queste vitamine importanti cofattori nel metabolismo dell’omocisteina, capiamo che la terapia con metformina può causare un aumento dei livelli di omocisteina e, quindi, un aumento del rischio cardiovascolare precoce. [3]
Conclusioni
In conclusione, la co-somministrazione di vitamine del gruppo B può controbilanciare la tendenza allo sviluppo di iperomocisteinemia durante il trattamento a breve termine con metformina.
Ricordiamo comunque che è sempre opportuno, in generale, consultare il proprio medico o ginecologo di fiducia per ulteriori suggerimenti riguardanti la dieta e l’integrazione.
Fonti
[1] H. Hellmann & S. Mooney, Vitamin B6: A Molecule for Human Health? Molecules 15, 442–459 (2010)
[2] M.J. Shipton & J. Thachil, Vitamin B12 deficiency – A 21st century perspective. Clin. Med. 15, 145–150 (2015)
[3] Nutrients | Free Full-Text | A Properly Balanced Reduction Diet and/or Supplementation Solve the Problem with the Deficiency of These Vitamins Soluble in Water in Patients with PCOS
[4] Diabets in control: Metformin-induced Vitamin B12 Deficiency Presenting as a Peripheral Neuropathy